4 novembreFoto tratta dal film "Uomini contro", un film del 1970 diretto da Francesco Rosi, liberamente ispirato al romanzo di Emilio Lussu "Un anno sull'Altipiano".

Quest’anno vogliamo commemorare la festività nazionale del 4 novembre con le parole dello scrittore piemontese Lorenzo Del Boca, già presidente nazionale dell’ordine dei giornalisti.

Il sangue dei terroni

4 novembre

Lavarono con il loro sangue le pietraie del Carso e i dirupi dell’Altopiano. Nel corso del conflitto più vasto e spaventoso della storia, diedero la vita per una patria che non avevano mai conosciuto se non con la maschera di un potere centrale lontano, arrogante e rapace. Ogni anno si celebrano con enfasi insensata le ricorrenze della Prima Guerra Mondiale, ma da nessuna parte si sente dire che l’assoluta maggioranza delle vittime era gente del Sud. Un’intera generazione spazzata via.

Figli del Meridione, contadini poveri, braccianti, piccoli artigiani, quasi per metà analfabeti, giovani di vent’anni che furono strappati alle loro famiglie e alla loro terra e mandati a morire in lande remote, tra montagne da incubo e pianure riarse. Si sacrificarono per gli interessi di quelle élite economiche che sfruttavano la loro terra, succhiandone le energie e rapinandone le risorse, e per il tornaconto di una nuova classe politica che li trattava con ferocia o disprezzo. Finirono a decine di migliaia nelle trincee, stretti nella morsa del fango e del gelo, sotto una pioggia perenne di bombe.

Diventarono carne da cannone, numeri da inserire nelle statistiche dello Stato Maggiore, bandierine che i generali spostavano sulle mappe con noncuranza. Vennero massacrati sull’Isonzo e a Caporetto, combatterono con disperazione e con valore sul Piave, lanciati da ufficiali balordi o criminali contro un nemico che non conoscevano e che non avevano motivo di odiare.

Conobbero la paura, la morte, l’eroismo. Erano i nostri nonni, i nonni del nostro Sud.

L’esercito dei terroni.

(Il sangue dei terroni, 2016, Piemme)

 

La festività del 4 novembre

Il 4 Novembre 1918 entrò in vigore l’Armistizio di Villa Giusti (Padova) che chiudeva vittoriosamente la Prima Guerra Mondiale. Dall’anno successivo, il 4 Novembre divenne la festa dell’Unità nazionale e delle Forze Armate.

Con la vittoria, l’Italia completò il processo di unificazione iniziato con il Risorgimento. È proprio per questo che durante le celebrazioni si accenna, spesso, alle frasi di stampo risorgimentale del Generale Armando Diaz nel suo Bollettino della Vittoria.

I morti della prima guerra mondiale

Durante la Prima Guerra Mondiale, ci furono 1.200.000 morti tra militari e civili in Italia. E fra questi, come scrive Del Boca, tanti meridionali.  Persero la vita per ingrandire una Nazione che ancora oggi, dopo oltre 160 anni, non riesce a considerare il Sud una sua parte integrante. I governanti italiani hanno sistematicamente calpestato quegli stessi valori risorgimentali che erano stati utilizzati per alimentare i sogni di uguaglianza e libertà.

La Brigata Catanzaro
Mostreggiatura della Brigata Catanzaro

Tra i tanti figli del Sud sacrificati durante la Prima Guerra Mondiale, vogliamo in particolare ricordare i martiri della Brigata Catanzaro. La Brigata, nel corso della guerra, subì 17,500 perdite tra morti, feriti e dispersi.  L’Italia ha riconosciuto il valore dei suoi componenti con il conferimento di tre medaglie d’oro al valor militare, 152 d’argento e 204 di bronzo.

Vogliamo ricordare, tuttavia, anche la brutale esecuzione di ventotto soldati, il 16 luglio 1917, effettuata dai Carabinieri a seguito della rivolta scaturita per l’ordine di rientrare in prima linea dopo un troppo breve periodo di riposo seguito alla terribile decima battaglia dell’Isonzo in cui la Brigata aveva avuto ingenti vittime.

Le autorità militari scelsero i ventotto  secondo il disumano criterio della “decimazione”, previsto allora dalla legge di guerra e diedero l’ordine per il criminale atto. Quando non era possibile individuare i diretti responsabili di una grave mancanza disciplinare, si sceglieva un militare ogni un dato numero, da fucilare.

4 novembre e Articolo 3 della Costituzione Repubblicana

Oggi, ricordare questo episodio, oltre alle gesta eroiche dei soldati meridionali, è fondamentale. Serve per ricordare sia le ragioni storiche della fondazione della Repubblica, sia la necessità di applicare pienamente l’articolo 3 della Costituzione sull’uguaglianza.  E, soprattutto, per rendere giustizia al Meridione, che da 160 anni attende di essere considerato alla pari del centro e del nord, e non una colonia interna.

Oggi sono altri gli eroi. Sono medici, infermieri ed insegnanti meridionali costretti ad emigrare per vivere, sono studenti costretti ad emigrare per inseguire i loro sogni, sono malati che cercano una speranza negli ospedali del Nord.

Sono le centinaia di migliaia di meridionali che lavorano nelle Forze Armate e nelle Forze dell’Ordine con fierezza e dedizione, al servizio del bene comune. Così in Italia, così nelle diverse missioni nel mondo. 

Oggi, 4 novembre, Festa dell’Unità nazionale, è fondamentale che si riconosca quanto non è stato fatto e si poteva fare per unire realmente il paese.

La classe politica nazionale si renda conto che noi meridionalisti non permetteremo altre decimazioni.

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(La foto in evidenza è tratta dal film “Uomini contro”, un film del 1970 diretto da Francesco Rosi, liberamente ispirato al romanzo di Emilio Lussu “Un anno sull’Altipiano”.

Di Meridem