Sud lamentosoFoto by Gerd Altmann --https://pixabay.com/images/id-3362025/

Sud lamentoso? 

Ieri mi è arrivato sul cellulare un articolo de “Il Fatto Quotidiano” sul Sud lamentoso. E’ intitolato così: “Sul Recovery plan e i fondi al Sud facciamo un ‘trade off’ (N.d.R. : “scambio”). Così rispondiamo ai lamentosi cronici.”

Ovviamente i lamentosi sono i meridionali scontenti di come sia stato ripartito il Recovery Fund, destinando al Sud Italia solo il 40% circa dei fondi europei.

Chi scrive l’articolo è Vincenzo Imperatore, consulente di direzione, giornalista e saggista che in fondo all’articolo ci svela che lui è un napoletano e meridionalista, sul napoletano nulla quaestio, sul meridionalista permettetemi di dubitare.

Nell’articolo vengono fatte alcune affermazioni, che riporto di seguito virgolettate, alle quali ho ritenuto di dare una risposta.

“Nel decidere se essere contento o meno di quanto stabilito per il mio Sud dal Recovery Plan, ho fatto un trade off. E, al momento, sono felicissimo anche se la soluzione “migliore” non c’è! Il piano destina 82 miliardi al Mezzogiorno su 206, per una quota pari a circa il 40% della somma complessiva. Tanta roba. Ma ecco che si scatenano i soldati dell’esercito dei meridionalisti lagnosi che piagnucolano su due aspetti.”

Caro Vincenzo Imperatore, la soluzione migliore c’è senza alcun dubbio e guarda caso non è solo la migliore per il Sud ma anche la più corretta dal punto di vista economico. Sono d’accordo che 82 miliardi è tanta roba ma la questione non è se siano tanti o pochi in senso assoluto (anche la metà sarebbe stata tanta roba) ma in senso relativo e causale ovvero qual è la base su cui calcolarli e perché l’Italia ha avuto la parte più grande del Next Generation EU in Europa.

I fondi europei destinati all’Italia per il Mezzogiorno, altro che Sud lamentoso

Sulla effettiva quantificazione dei fondi Europei destinati all’Italia come al solito non c’è una unanime quantificazione ma mi sembra che il lavoro dello Studio Visentini di Roma abbia definito la torta pari a 223,92 miliardi (non quindi 206) e la fetta da destinare al Sud calcolata nel 68% del totale pari a 152.20.

Per quanto attiene al nesso causale ovvero perché l’Europa abbia assegnato all’Italia la parte più rilevante del fondo straordinario è presto fatto. Il ridotto reddito pro capite meridionale, l’enorme disoccupazione meridionale e la popolazione italiana calcolate nell’algoritmo stabilito dall’UE per quantificare le assegnazioni degli stanziamenti hanno fatto scaturire i famosi 223,92 miliardi di cui sopra su un totale di 750 miliardi di complessivo stanziamento europeo.

Sacrosanta rivendicazione o piagnisteo?

Ora mi domando e dico: una sacrosanta rivendicazione di questi fatti è un piagnisteo o una legittima richiesta? Ai posteri l’ardua sentenza.

“Ma vi siete soffermati sulla cifra stanziata? 82 miliardi di euro! Mai visti tanti soldi per il Sud. Forse è vero che la cifra spettante, in base ai parametri previsti, doveva essere maggiore, ma solo per memoria storica ricordo che la Cassa per il Mezzogiorno, la tecnostruttura nata per gestire l’intervento straordinario post bellico, nel piano generale iniziato con la legge 646 del 1950 ed esteso fino al 1965, si dotava di 100 miliardi di lire all’anno per dieci anni. Circa 2 miliardi di euro convertiti tenendo presente l’inflazione interpolata. Avete capito la differenza? E pure c’è chi non ha fatto un trade off e si lamenta comunque.”

E qui caro Vincenzo Imperatore le note si fanno dolenti, senza voler scendere nei meccanismi che hanno portato e gestito negli anni la “Cassa per opere straordinarie di pubblico interesse nell’Italia Meridionale” meglio nota come Cassa per il Mezzogiorno, per ragioni di tempo e anche perché non servirebbe a nulla farlo, non posso esimermi dal contestare radicalmente il solo concetto di Cassa per il Mezzogiorno.

La cosiddetta Cassa per il Mezzogiorno

Vediamo un po’, sembra che nel passato lo Stato italiano per dare un po’ di ossigeno alle regioni meridionali abbia devoluto del danaro riempendo un borsellino al figlio sfortunato e dicendogli “bada bene che quando i soldi finiscono non ce ne sono più” ma all’altro fratello si consentiva di finanziare il suo sviluppo con il portafogli dei mezzi ordinari dello Stato con i soli limiti del bilancio italiano. In buona sostanza le opere che si realizzavano nel Paese al Centro Nord venivano finanziate con le casse dello Stato mentre quelle fatte al Sud con un borsellino chiamato Cassa per il Mezzogiorno.

Il meridione d’Italia è sempre stata una colonia interna

Mi sembra che a questo punto non ci siano più dubbi: il meridione d’Italia è sempre stata una colonia e mai parte integrante del Paese. Se questo significa piangere lo facciamo, mi sia consentito, con un certo stile.

“Proprio per questo il governo Draghi ha stabilito che le funzioni di monitoraggio, controllo e rendicontazione e i contatti con la Commissione Europea sono affidati al ministero dell’Economia e delle Finanze. Infine, è prevista una cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio, con il compito tra l’altro di interloquire con le amministrazioni responsabili in caso di riscontrate criticità nell’attuazione del Piano. Tradotto: centralizzerà ogni decisione e controllo sull’utilizzo dei soldi per evitare di incorrere nel rischio di lasciarli nelle mani della politica locale. Ed allora scoppia il pianto della Maddalena di chi non può accettare che si riconosca ufficialmente una incapacità genetica nella gestione dei soldi pubblici, arrivando addirittura a sostenere considerazioni razziste e classiste. È un fatto evidente che al Sud non si è saputo spendere, indipendentemente dagli importi che sarebbero dovuti spettare (e su cui c’è stata sicuramente una sperequazione a favore del Nord).”

Su questo punto le note dolenti aumentano fino a generare un dolore irresistibile. La qualità di chi amministra le regioni meridionali!! Ho approcciato alla politica da poco tempo. Sembra, dal sentito dire, che le cariche politiche meridionali che contano vengono stabilite al di fuori del territorio. Un territorio che non riesce ad esprimere chi può veramente contribuire al suo sviluppo. Gli attuali politici sia facenti parte di partiti nazionali o capi di liste civiche hanno supporti e “benedizioni” dai poteri forti di questo Paese. Sono quelli che vogliono lasciare il meridione d’Italia nello stato coloniale in cui versa.

Una classe dirigente coloniale

Ma del resto come si amministra una colonia?

Basta selezionare attentamente quei leader politici funzionali agli interessi dello status quo inferiorizzante. Basta dargli il potere di amministrare le briciole ed il gioco è fatto e cosi nascono i nostri leader politici nati per gestire l’inferiorità. Oggi, in Campania, abbiamo un Presidente della regione che nel 2011 affermò che i napoletani sono geneticamente ladri. Qualcuno gli avrà anche creduto. Ora se la frase l’avesse detta un Feltri o una Palombelli ci poteva anche stare.  Tuttavia, detta da un lucano, che oggi ci amministra, è veramente inaccettabile.

In conclusione, caro Vincenzo Imperatore, ho la sensazione che ti sei perso una serie delle ultime puntate della telenovela del meridione. Sono quelle in cui qualcuno si è svegliato scoprendo che la storia patria gli aveva spudoratamente mentito a scuola. Ha capito perché gli era stato somministrato un racconto falso e ha deciso di non essere più succube ma iniziare a contare di più. È come se Cenerentola avesse conosciuto il suo Principe Azzurro e potesse per la prima volta alzare la testa e contestare la Matrigna e dire che pretende lo stesso trattamento delle Figliastre. Altro che Sud lamentoso.

Giancarlo Chiari – Un napoletano VERO Meridionalista

(Giancarlo Chiari è membro della Segreteria politica dei Meridionalisti)

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Immagine del bambino che piange — Gerd Altmann from Pixabay