Il rilancio dell’economia del Sud

Un Sud senza imprese è un Sud senza lavoro

Il movimento meridionalista, se vorrà diventare rilevante sulla scena politica, dovrà affrontare quanto prima cosa proporre per il rilancio dell’economia del Sud. I grandi istituti di statistica e gli osservatori dell’economia del Sud concordano su un dato specifico. Al Sud non esiste un sufficiente numero di imprese.  Senza imprese, non c’è una significativa economia locale, e, ovviamente, non c’è lavoro.

Disoccupati in tutti i mestieri

Il lavoro che manca al Sud non è limitato a quello che richiede una bassa specializzazione ma si estende anche al lavoro intellettuale, quello simbolico-analitico. Pertanto, ogni anno, il Sud perde migliaia di “menti” che emigrano in cerca non di un lavoro qualsiasi, ma di uno specifico, in linea con gli studi completati. I nostri ingegneri, medici, economisti, e creativi di ogni genere, prendono la strada dell’emigrazione, diventando parte dirigente di altre società, arricchendo altre zone geografiche.

Le politiche clientelari creano lavoro pubblico

Purtroppo, le politiche nazionali indirizzate alla creazione di lavoro nel Sud sono state indirizzate alla costruzione del consenso politico invece di una sana economia. Di conseguenza, l’aspirazione di tanti meridionali è stata, e continua ad essere, quella di trovare il “posto” nel settore pubblico, un posto qualsiasi.

Lo strapotere del funzionario pubblico

In sistemi economici arretrati, il funzionario pubblico che occupa una posizione decisionale, anche ad un livello relativamente basso, diventa un detentore di potere discrezionale. Il Sud, oltre ad avere un basso rapporto fra imprese produttive e popolazione, subisce anche una concentrazione sproporzionata di potere nelle mani della burocrazia. Creare o fare impresa nel Sud significa battagliare anche con una burocrazia ultra potente che può determinare il successo o il fallimento di una qualsiasi iniziativa privata.

Conseguentemente, una strategia economica meridionalista non può limitarsi alle solite ma giuste proposte sulla necessità di creare infrastrutture e di combattere il crimine organizzato.  Deve proporre la sburocratizzazione del rapporto fra pubblico e impresa identificando politiche fiscali che potranno incentivare l’iniziativa privata.

Politiche fiscali e processi burocratici semplici

La facilità nel creare e fare impresa in alcuni paesi e zone economiche speciali (ZES) in Europa è caratterizzata proprio dal binomio formato dalla sburocratizzazione del rapporto fra imprese e stato e da politiche fiscali speciali.  Chi ha investito, per esempio, in Polonia negli ultimi anni, può citare tanti esempi sulla facilità burocratica per creare e fare impresa. La burocrazia pubblica è diventata un’alleata di chi vuole investire, facilitando, pertanto, lo sviluppo di una sana economia locale.  

I meridionalisti devono sviluppare una proposta economica che abbini la semplificazione burocratica del fare impresa con una politica fiscale speciale per il Sud.  Chi vuole investire, non importa se autoctono o straniero, deve trovare nel Sud la facilità nel creare impresa. Deve volerlo fare perché è semplice ed è conveniente.

Per una proposta economica sistemica meridionalista

Una proposta meridionalista di questo tipo andrebbe ad integrare quanto già ribadito dall’Europa in termini di piani infrastrutturali nel Mezzogiorno, ma attuato solo in minima parte dal governo nazionale.  Andrebbe anche ad incalzare lo Stato italiano nel reprimere ed eliminare un suo formidabile concorrente sul territorio, ovvero il crimine organizzato.

Pertanto, il rilancio dell’economia del Sud passa per l’aumento del numero delle imprese produttive nel Sud, perché senza imprese sul territorio, non ci sarà mai uno sviluppo reale. Questo deve essere uno degli obiettivi del meridionalismo.