Pubblichiamo un articolo di Alessandro Citarella, Segretario Politico MERIDEM e portavoce della Confederazione dei Movimenti Identitari intitolato: “Regionalismo differenziato ed autonomia fiscale: proposte impossibili e verità nascoste”.

Autonomia differenziata e il movimento meridionalista

Il movimento meridionalista ha, di fatto, già preso posizione sull’autonomia delle regioni del Nord rafforzando le attività unitarie atte a creare una macro-regione autonoma meridionale. La richiesta di maggiore autonomia da parte degli esponenti leghisti ha creato molta attenzione e molta distrazione, con tanto fumo e pochi dati.

Tanta agitazione, fumo e distrazione

È sorprendente leggere l’agitazione di centralisti e federalisti di ogni sponda quando basterebbe consultare i dati forniti dagli economisti dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB). Peccato che anche pregiati commentatori meridionalisti perdono tempo nel discutere l’irrealizzabile “secessione dei ricchi”. Le loro penne e capacità di influenzare l’opinione pubblica sarebbero, invece, molto utili nel sostenere in pieno la creazione della macro-regione autonoma meridionale.

Vediamo perché la “secessione dei ricchi” è una perdita di tempo. Confrontiamo cosa vorrebbero gli uomini della Lega in Veneto, Lombardia e in Emilia con le simulazioni matematiche sviluppate dagli economisti dell’UPB.

In primo luogo, in base ai documenti disponibili, come denuncia in un articolo il giornalista Maurizio Ricci, i leghisti non precisano né le risorse, né i meccanismi di attuazione della loro “autonomia differenziata”.

L’analisi dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio

Ricci cita un’ottima analisi di Alberto Zanardi e altri economisti dell’UPB sul capitolo istruzione (la parte più sostanziale del pacchetto autonomie). Hanno ipotizzato che l’accordo con il governo preveda di riservare alle regioni interessate una quota dell’Iva incassata sul loro territorio. In cambio, le tre regioni dovrebbero provvedere in prima persona alle loro scuole. La simulazione matematica dell’UPB ha preso in considerazione gli anni dal 2013 al 2017.

Andiamo alla fonte leggendo il resoconto dell’Audizione del Consigliere dell’UPB, Alberto Zanardi, su attuazione e prospettive del federalismo fiscale e sulle procedure in atto per la definizione delle intese ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione – Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale.

Secondo Zanardi, la spesa per l’istruzione, nelle Regioni interessate, è rimasta più o meno invariata nel periodo 2013-2017, mentre l’Iva è cresciuta. In Lombardia, per esempio, l’IVA è aumentata del 10 per cento, creando, secondo la simulazione, una significativa disponibilità economica. Tuttavia, visto che la spesa a carico dell’istruzione in Lombardia è rimasta stabile, l’ammontare sarebbe diventata disponibile per altre spese lombarde. Oggi, l’IVA intercettata in Lombardia è redistribuita in tutto il paese, e, pertanto, con l’autonomia, questo non avverrebbe. Per Veneto e Emilia, stesso discorso, con cifre un po’ più basse.

Un ottimo tecnico come Zanardi smaschera con una semplice simulazione il solito tentativo di passare la polpa al Nord e le bucce al Sud Colonia. È dal 1861 che si va avanti così.

Spese regionali e la Costituzione

Il tentativo leghista di trattenere i fondi nelle regioni di Lombardia, Veneto e Emilia non è in linea con la Costituzione. Maurizio Ricci ci ricorda che “se, dopo mesi di confronti e discussioni, la Lega sta tentando di blindare un testo che delega a scelte successive i meccanismi fondamentali di finanziamento, costringendo le istituzioni preposte al controllo – come denuncia lo stesso Ufficio parlamentare del Bilancio – a simulazioni ballerine per capire dove porta la riforma, qualcosa non funziona.”

Le bufale di Vincenzo de Luca rispetto al regionalismo differenziato

Notiamo che Vincenzo De Luca, Presidente della Regione Campania, ha dichiarato recentemente che con l’autonomia differenziata : “vogliono spostare 60 miliardi dal Sud al Nord, così diventa complicato parlare di sviluppo e di lavoro. Qui si decide destino del Sud e spero che non troppi campani si facciano abbindolare dalle giaculatorie di Salvini ed esercitino la ragione critica”.

La considerazione di De Luca è giusta ma non possiamo non notare che non solo è tardiva ma è abbastanza strumentale, perché lo “sceriffo” cita i tecnici solo quando gli conviene.

Tra l’altro anche la proposta presentata dello stesso Presidente della Campania lo scorso febbraio altro non è che la reiterazione di quanto già esiste… per questo motivo, al fine di “renderci tutti liberi”, pubblichiamo la “verità”, ovvero una tavola sinottica prodotta dalle due Camere del parlamento nel 2015 e che svelano come funziona e come funzionerà fino alla prossima riforma costituzionale. Che speriamo veda il superamento delle attuali regioni al Sud dandoci quella omogeneità infrastrutturale che in quasi 160 anni ci è stata negata dall’Italia. A quel punto potremo fare come altri, ad esempio la Germania o la Svizzera: uno Stato federale. Oppure come la Scozia a breve: Uno stato indipendente ma con la forza di vivere senza debiti.

Chi ciarla di altro non fa politica attiva ma congetture mentre cura i propri interessi ed i propri affetti.

regionalismo differenziato

regionalismo differenziato

Il Regionalismo differenziato non andrà da nessuna parte

Ad oggi non pensiamo che la Lega, con l’accordo dei 5S, riesca a condurre in porto il progetto delle autonomie regionali immaginato dai governatori del Veneto, Luca Zaia, e della Lombardia, Raffaele Fontana, protagonisti del braccio di ferro. Per Matteo Salvini, il prezzo da pagare sarebbe molto pesante all’interno del suo partito. L’appoggio al segretario da parte di azionisti decisivi del partito, come le classi dirigenti leghiste di Lombardia e Veneto, per cui l’autonomia (anzitutto finanziaria) è un passaggio fondamentale, potrebbe essere messa in discussione. Salvini oggi può perdere la battaglia riproponendo l’arraffamento dei denari con “l’Autonomia del Lombardo-Veneto” in un contesto politico più favorevole.

Sud: Cosa fare?

E noi, al Sud? Una volta capiti i giochi con carte e ruoli agiti dalle forze in campo andiamo avanti verso la tutela dei nostri interessi. Tutte le componenti della società meridionale devono continuare ad aggregarsi. È necessario tenere gli occhi ben aperti per non farci fregare con altri cambiamenti della Costituzione. Ma è ugualmente importante far crescere il movimento meridionalista per dare forza ai soggetti politici rappresentativi delle nostre terre che siano lontani del tutto dai partiti nazionali e del Nord.

Ne avremo solo benefici, perché fino ad oggi ne abbiamo solo ricevuto APARTHEID. Il resto sono favole, come quella di Dumbo, l’elefante che vola.

di Alessandro Citarella