inciuci anti-Sud
l'inciucio anti-Sud
Lino Patruno

Rilanciamo un’analisi di Lino Patruno pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno online il 12 luglio 2019 che denuncia che l’inciucio anti-Sud è sempre in agguato.

Quindi non solo neanche un euro in più con l’eventuale autonomia. Ma anche senza autonomia, si restituisca sùbito al Sud il maltolto prima di qualsiasi altro accordo

 

Tutto rinviato ma l’inciucio anti-Sud è in agguato

Tutto rinviato, nessuno accordo, pare. Ma un inciucio è sempre in agguato quando si parla dell’autonomia pretesa dalle tre regioni del Nord. E questo pur essendo stato l’argomento un boomerang per loro, trovate con le mani nella marmellata. Perché non solo parlandone si è accertato che, oltre all’autonomia, sotto sotto vogliono più soldi ai danni del Sud. Ma che da tempo questi soldi in più ai danni del Sud già li prendono senza alcun diritto tranne l’abuso e la violazione della Costituzione. Quindi non solo neanche un euro in più con l’eventuale autonomia. Ma anche senza autonomia, si restituisca sùbito al Sud il maltolto prima di qualsiasi altro accordo. E prima di inventarsi soluzioni all’italiana facendo finta di cambiare per lasciare tutto come prima.

Fontana: se c’è perequazione per il Sud, meglio parlare di altro

Il Sud in fondo dovrebbe ringraziarli. Vedi il governatore della Lombardia, Fontana: se c’è perequazione per il Sud, meglio parlare di altro. Ovvio, hanno capito che avrebbero fatto meglio a tenersi ciò che già avevano. Perché sanno che la perequazione è un obbligo costituzionale (rieccolo) che lo Stato ignora da sempre. E’ l’articolo 119 a prevedere un <fondo perequativo per i territori con minore capacità fiscale per abitante>. A questa minore capacità fiscale, con l’invenzione del federalismo non solo lo Stato non ha finora provveduto, ma ci ha dovuto provvedere lo stesso Sud. I cui Comuni hanno dovuto aumentare le tasse locali, unico effetto del medesimo federalismo presentato come un talismano. Sud cornuto e mazziato.

Ma non è finita, caro il nostro Fontana. Protagonista nel 2009 lo stesso ministro leghista (del Nord) Calderoli, quello della legge elettorale <porcata>. Il quale, per non fare un’altra <porcata>, cosa stabilì? Che si dovessero calcolare costi e fabbisogni standard per tutti i servizi pubblici finanziati dallo Stato a favore dei sopraddetti territori: dalla sanità alla scuola, dai trasporti all’assistenza agli anziani. Mai fatto. Col delizioso effetto collaterale di continuare a dare ciò che fino ad allora era stato dato a chi aveva più avuto, e meno a chi aveva meno avuto. Traduci: più al Nord, meno al Sud.

Spesa storica e l’inciucio anti-Sud

Era la cosiddetta spesa storica. Se tu hai avuto più asili nido, continui ad averli; se ne hai avuto meno, continui ad averne meno. Insomma non in base ai fabbisogni: monumento alla giustizia. E così per tutti gli altri servizi per i quali la Lombardia (con Veneto ed Emilia) vogliono l’autonomia. Trascurabile (si fa per dire) effetto collaterale: per tutti questi servizi, le Regioni del Sud sono sotto al minimo che dovrebbe essere garantito. Con danno per quella qualità della vita le cui classifiche le vedono sempre ultime. E senza che, invece di farle vergognare, lo Stato chieda loro scusa.

Quanto è costato in questi dieci anni il giochino al Sud? La perdita di 61 miliardi l’anno. Frutto appunto della maggiore spesa dello Stato per ogni cittadino settentrionale rispetto a uno meridionale. Frutto di una spesa pubblica al Sud sempre del 6 per cento inferiore alla percentuale della popolazione del Sud (28 per cento contro 34). E frutto di tante altre furbate, tipo i fondi europei che mai si aggiungono (come è previsto per colmare il divario) alla spesa nazionale. Per cui al Nord l’alta velocità ferroviaria si è fatta con i soldi italiani (compresi quelli del Sud) e la linea diretta Bari-Napoli si sta facendo (se si farà) con quelli europei. Invece di impiegarli per altro.

L’inciucio anti-Sud con la banda Bassotti sempre al centro

Ma tutto questo è più noto delle batoste della Ferrari in Formula 1. Il fatto è che fra gli spifferi provenienti dalla trattativa per l’autonomia, si è risentito parlare di <spesa storica>. Non trovando un accordo, facciamo così: diamo l’autonomia, andiamo avanti con la spesa storica, ma fra tre anni calcoliamo i Lep. Livelli essenziali di prestazione, appunto livello (e costo) dei servizi al di sotto dei quali al Sud non si deve andare. Fra tre anni. Che significano altri 61 miliardi di perdita all’anno, il 5 per cento in più di reddito che il Sud potrebbe avere e non avrà. E col rischio che vada a finire come nel 2009: a babbo morto.

Anzi peggio. Perché la Banda Bassotti di Lombardia & soci non solo vuole fare da sé sulle 23 materie finora in condominio con lo Stato. Ma vorrebbe tenersi i soldi delle proprie tasse perché i ricchi avrebbero più bisogni (e diritti) dei poveri. Mentre i giovani del Sud continuano a emigrare e i vecchi a non farsi curare più.

Restituire 61 miliardi annui al Sud

Il governatore veneto Zaia ha dichiarato: non firmiamo accordi imbarazzanti. A chi lo dice. Lo diciamo anche alle dormienti Regioni del Sud. E ai più confusi parlamentari del Sud. Non può esserci alcun compromesso senza che prima si restituiscano quei 61 miliardi annui al Sud. Senza cioè che non si azzeri quel privilegio camuffato cui le tre Regioni del Nord vogliono ora aggiungere altro.

E se così non fosse? Beh, i parlamentari del Sud avranno fatto qualcosa di (vergognosamente) storico anche loro.

Di Meridem