Il nord è già autonomo
Il Nord è già autonomo
Il giornalista e saggista meridionalista Lino Patruno

Rilanciamo la denuncia dello scrittore meridionalista Lino Patruno che spiega che il Nord è già autonomo, ma che vuole di più.  L’articolo originale è stato pubblicato il 20 giugno su Facebook con il titolo “Ma  il Nord s’è già preso autonomia (e soldi del Sud)”

Il Nord è già autonomo

Quando si dice ingordi. Allora, con un colpo di mano notturno della Lega, si è tentato di togliere al Sud anche i soldi del Fondo sviluppo e coesione. Sono quelli che per l’80 per cento dovrebbero andare al Sud in riparazione del divario, ma che si è provato a passare a tutte le altre regioni. Suscitando l’ira funesta della ministra Lezzi, con minaccia di dimissioni e promessa di rivedere il malfatto. Non allontanando però il sospetto che sia un ricatto per ottenere la madre di tutte le decapitazioni del Sud: l’autonomia rafforzata per le Regioni del Nord. E però, colpo di scena: lo sapevamo che è come se questa autonomia la avessero già? E lo sapevamo che da tempo già si prendono tanti soldi in più togliendoli al resto d’Italia? E ai quali vogliono aggiungerne altri?

Il Nord vuole di più

Questa la misconosciuta verità mentre Veneto, Lombardia, Emilia, Piemonte (e ora Liguria) insistono perché il federalismo differenziato sia sempre più differenziato a loro favore e a danno, soprattutto, del Sud. Al quale non solo negli anni è stato già sottratto tutto ciò che è andato a loro. Ma col quale vogliono completare l’opera facendola passare come un vantaggio per tutti. Aggiungendoci, visto che ci siamo, il Fondo coesione.

Sembra la trama di un giallo, ma è la verità. Il tranello è la legge 42 del 2009, merito del notorio ministro leghista Calderoli. Che doveva stabilire il criterio col quale lo Stato avrebbe finanziato i servizi pubblici comunali e regionali. Per farlo, si sarebbero dovuti calcolare i Lep, livelli essenziali di prestazione: cioè il fabbisogno minimo sotto il quale non si sarebbe dovuto andare per nessuno. In base alla Costituzione che garantisce stesso trattamento a tutti i cittadini, non migliore a uno di Vicenza e peggiore a uno di Foggia. Era peraltro un obbligo dalla partenza del federalismo fiscale del 2001, mai rispettato.

Vecchi trucchi del Nord

Ma anche nel 2009, stesso trucchetto. Siccome questi Lep non si calcolano neanche allora, temporaneamente (notare: temporaneamente) si decide di continuare con la <spesa storica>: dare ciò che ha sempre avuto a chi ha sempre avuto di più, dare ciò che ha sempre non avuto a chi ha sempre avuto di meno. Per capire: sempre più al Nord, sempre meno al Sud. Come purtroppo per il Sud conferma un dato: non c’è Regione o Comune meridionale in cui questi servizi siano sopra il livello minimo, tutti sotto. E sono sanità, scuola, trasporti, assistenza agli anziani, mica cabine al mare e discoteche. Ciò che incide su quella qualità della vita sempre agli ultimi posti al Sud. E per la quale il Sud è indotto a vergognarsi, invece di ottenerne le scuse.

Spesa pubblica superiore al Nord

Da allora sono passati 10 anni. Durante i quali, ovviamente, la spesa pubblica al Nord è sempre stata superiore a quella per il Sud. Per ogni cittadino di Brescia, 3.671 euro in più rispetto a uno di Potenza. Come rivelano i Conti Pubblici Territoriali, non qualche setta sudista. E perché? <Spesa storica>. Ma non è finita. Mai da allora (diciamo 2001) è stata fatta quella perequazione comunale e infrastrutturale prevista dal medesimo federalismo. Esempio? In questi giorni si festeggiano, con uno spot del regista turco-italiano Ozpetek, i 10 anni dell’alta velocità ferroviaria: <una casa che ti porta a casa>. Commovente. Peccato che la casa più meridionale in cui i Frecciarossa ti portano è Salerno. Il resto, zero. Non siete italiani come gli altri. Siete un’Italia secondaria.

Al Sud mai oltre il 28 percento

Ma non è finita. Mai la spesa pubblica dello Stato, delle aziende ad esso collegate e della Pubblica amministrazione ha raggiunto al Sud il livello del 34 per cento, pari alla percentuale della popolazione interessata. Mai oltre il 28 per cento. Con un danno per il Sud di 61 miliardi l’anno, coi quali il Sud avrebbe potuto avere tanti poveri in meno e tanti giovani non emigrati. Ma anche lì, <spesa storica>: e tu non puoi farci nulla, bellezza. Per non parlare delle banche che raccolgono al Sud e prestano al Nord. Dei minori stipendi al Sud rispetto al Nord a parità di lavoro. Dei fondi europei che non si sono mai aggiunti a quelli nazionali ma li hanno sostituiti. Del costo del denaro che dissuade al Sud e facilita al Nord.

Grande disinformazione diretta dal Nord

In questo ambientino a loro favore, in questa truffa di Stato, le Regioni candidate alla secessione (pardon, autonomia rafforzata) non solo hanno lanciato una gigantesca campagna di disinformazione continuando a spacciare cifre false e parlando di <tutto quello che diamo al Sud>. Non solo continuano a beneficiare da anni di tanto più quanto più viene tolto al Sud. Ma ora pretendono di trattenere sul loro territorio anche le loro tasse, perché i ricchi hanno più bisogni dei poveri. Ma vedi. Mentre si continua a non dir nulla dei Lep e delle infrastrutture. Si continua a non dire, contrariamente a ciò che si crede e si rinfaccia, che ci sono più dipendenti pubblici al Nord che al Sud (quindi che alla mammella dello Stato si attaccano loro). Anzi il Veneto pretende anche per sé quelle agevolazioni delle Zes (Zone economiche speciali) che per grazia ricevuta si sono pensate a favore dei porti del Sud.

Cosa dire? Servirà dire che ora basta?

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(Immagine in evidenza prodotta da CoolClips.com.)

Di Meridem