Baracche a Marcinelle accanto al carbone estrattoBaracche dei minatori a Marcinelle

Quest’anno, l’8 agosto a Marcinelle si è tenuta una cerimonia per ricordare i lavoratori delle miniere morti nel 1956.

Scriviamo la verità non romanzata

Come ogni anno scriviamo anche noi per ricordare questo orribile evento, ed evitare che finisca nell’oblio o peggio che divenga una sorta di “orgoglio nazionale del sacrificio dei lavoratori”.  Lo facciamo con lo spirito di chi vuole rappresentare la verità piuttosto che la rappresentazione della verità che conviene ai governati ed ai ricchi.  Noi ricordiamo i meridionali morti a Marcinelle.

A Marcinelle due vergogne italiane

La gran parte dei morti erano “italiani del sud”, i “terroni”. Emigrati in base ad un accordo che il governo italiano, a guida e Gasperi-Nenni (De Gasperi era Primo Ministro e Nenni era Ministro per gli affari esteri) fecero per far arrivare il carbone dal Belgio. Quel trattato-capestro fu sottoscritto con il Be-Ne-Lux e con la Germania.

Emigrati poveri ed analfabeti in cambio di carbone

Dopo 10 anni l’Italia lo revocò sull’onda dell’indignazione popolare, ma nel frattempo si era liberata di 100.000 morti di fame più o meno analfabeti che, con le loro famiglie furono di fatto mandati a fare la carne da macello senza alcuna assistenza in paesi stranieri. Le condizioni di vita e di diritto in quei paesi erano simili a quelli degli schiavi. Noi ricordiamo i meridionali morti a Marcinelle.

“Dovevamo stare otto ore in un buco nero”: il racconto dell’ultimo sopravvissuto al disastro di Marcinelle 67 anni dopo – Il Fatto Quotidiano

Le tragedie per i poveri si ripetono mentre i ricchi contano i soldi

Tragedie simili erano già accadute nel 1907 a Monongah e a Dowson nel 1913, negli USA. Più tardi accadde a Mattmark in Svizzera. Mentre si perde la memoria di questi eventi, oggi paradossalmente va ancora peggio nei paesi in via di sviluppo come la Cina rurale, o l’Asia o l’Africa, per non parlare del Sudamerica. In questi continenti questo genere di tragedie avvengono con una frequenza impressionante, eppure nessuno si ferma.

Il Neo Colonialismo fa morti ovunque

Non conviene che si fermi questo stillicidio  a chi fa soldi e a chi compra prodotti finiti che usa tutti i giorni. E’ il moderno schiavismo, sdoganato in quanto necessario ai profitti delle multinazionali e delle loro lobby. Si chiama neo-colonialismo.

Si mettono tutti a tacere con le “assicurazioni” per i superstiti, pochi denari quando li danno e poi l’oblio sulla morte delle persone.  Questi sono alcuni dei veri problemi che abbiamo oggi nel mondo del lavoro.

Nei paesi ricchi e con tutele aumentano i morti e gli invalidi, in genere per altri lavori,  ma nei paesi poveri ? immaginiamo soltanto cosa possa accadere, con l’informazione zittita quasi sempre, anche a colpi di pistola. La comunicazione pubblica in mano ai ricchi ed ai potenti che governano fornisce sempre la stessa versione dispiaciuta per “le inevitabili tragedie  che colpiscono il paese”. Ipocrisia allo stato puro e quasi sempre mistificazione dei fatti.

A Marcinelle il ricordo di Mattarella non ricorda i danni ai meridionali

Tornando a noi, a Marcinelle, quest’anno abbiamo rilevato un buon discorso del Presidente della Repubblica italiana Mattarella, tenuto per ricordare i morti sul lavoro e richiamare, come ogni mese, l’attenzione contro questi eventi luttuosi. Ma come sempre ci si dimentica volutamente di restituire la verità sulla doppia sciagura dei “bifolchi terroni” morti in miniera.

A fine della seconda guerra mondiale si riavviò il processo di fuga dal meridione. Lo Stato ed il Governo guardavano con attenzione al “triangolo industriale” posto al nord e, come già nel 1870, e dopo la prima guerra mondiale nel 1918, “aiutò” lo spopolamento del Sud per evitare problemi sociali e politici.

Al Sud la fame veniva curata con l’emigrazione e lo sfruttamento

Lasciare un Sud arretrato sotto tutti gli aspetti convenne molto in quanto era un Sud “consumatore” di prodotti del nord Italia. Marcinelle fu l’episodio che fece uscire fuori una terribile realtà : uomini in cambio di carbone.

Questi lavoratori vivevano in condizioni inumane, come si può verificare anche dalle fotografie rimaste dall’epoca. Erano famiglie che vivevano in baracche di lamiera a ridosso delle miniere e lì crescevano i loro figli. Destinati ad essere nella quasi totalità carne da usare nei lavori peggio pagati e più pericolosi. Questo conveniva ai ricchi industriali che così facevano il loro lucro senza riguardo, ed ai politici che lasciavano fare.  Se serviva reprimevano o minacciavano quelle povere persone.

Il Sud viene spopolato e basta

Un sud povero, spopolato, ignorante e con gli “emigrati spinti dalla fame e con l’inganno dai cartelli nei Comuni”, usati senza riguardo come merce era l’unico “paesaggio sociale” che esisteva nel secondo dopoguerra dalle nostre parti. Ancora una volta.

Anche il Piano Marshall è stato un bel bidone per i meridionali

Sul Piano Marshall abbiamo poi solo due dati da offrire. Il primo riguardava il manager del Piano Marshall qui al Sud. Si trattava di tale Lucky Luciano, galeotto e mafioso negli USA. Fu liberato ad hoc dal governo americano dell’epoca e giunse a Napoli per “gestire” di fatto con la malavita locale gran parte delle risorse buttandole nel mercato nero. Il secondo riguarda la ripartizione degli aiuti. Arrivarono al sud non più del 20% degli aiuti promessi. Il resto andò a “soccorrere” la ripresa economica delle industrie, dell’agricoltura e degli abitanti di quelle della Tosco-Padania. Che ovviamente “doveva” essere lei la locomotiva d’Italia. In quali salotti decisero è ancora ignoto.

I Meridionalisti