modello Riace

Modello Riace nella continuità storica del Sud

L’accoglienza dei popoli del Sud nei confronti dei migranti è molto precedente al modello Riace. Siamo accoglienti da sempre, da prima dell’unificazione d’Italia, quando venivano a cercare lavoro al Sud, e lo siamo stati dopo, a causa dell’enorme quantità di emigrati in ogni parte del mondo. A causa dell’impoverimento causato dalla politica coloniale dello stato sabaudo, siamo dovuti emigrare in troppi, e lo facciamo ancora oggi. In Nord America, in Sud America, in Europa, in Oceania, e nel nord Italia. Per essere trattati troppo spesso come numeri e con un Apartheid vero e proprio, vedi i cartelli “non si fitta ai meridionali” a Milano e Torino oppure in Belgio, dove ci scambiavano con il carbone che serviva alle industrie del Nord Italia.

Modello Riace, la nostra esperienza personale

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Tony Quattrone e Alessandro Citarella

Abbiamo visitato Riace in occasione di un congresso meridionalista nel 2018 ed abbiamo toccato con mano il Modello Riace. Ovvero l’inclusione di esseri umani emigrati da tanti posti in una società di famiglie di emigrati. La cosa ci è piaciuta moltissimo perché abbiamo trovato un posto molto tranquillo e con una commistione di lingue ed etnie senza le divisioni tipiche delle grandi periferie urbane europee. Per strada, al lavoro, nel bar e per strada non c’era alcuna differenza tra le persone.

Non vogliamo qui prendere posizione politica pro o contro Mimmo Lucano — noi siamo meridionalisti mentre lui è legato a diversi valori politici.  Vogliamo prendere posizione verso una amministrazione povera ma che ha avuto riconoscimenti in tutto il mondo — questo sì. E crediamo che alla fine, a settembre, se non vi saranno clamorosi colpi di scena, la sentenza emessa dal Tribunale di Locri potrebbe essere positiva per l’ex Sindaco e la sua compagna.

Il processo contro Mimmo Lucano: i fatti

Questo processo iniziò nel 2016, quando un esercente di Riace, Francesco Ruga, sporse querela verso Mimmo Lucano ed il signor Capone di lui amico, per essere costretto a fornire fatture gonfiate a fronte delle somme dei pocket money pagati dallo Stato. La procura di Locri partì con “l’indagine Xenia”. Furono messi in campo  la Polizia  e le Fiamme Gialle per indagare.

Il PM Michele Permunian, il 17 maggio 2021, confermava in aula l’accusa verso Mimmo Lucano di associazione a delinquere per commettere un numero imprecisato di delitti contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica e ed il patrimonio, finalizzati ad acquisire dalla Prefettura e dal Ministero dell’Interno la gestione dell’accoglienza nel comune di Riace con i progetti SPRAR, CAS e MSNA. Insomma dall’accoglienza, al lavoro, ai soldi da pagare ai rifugiati.

Le richieste del PM

Il PM ha chiesto 7 anni e 11 mesi per Lucano, 4 anni e 4 mesi per la compagna Lemlem Tesfauhn. Il Ministero dell’Interno, attraverso l’avvocatura di Stato, per non sbagliare, ha chiesto il risarcimento di ben 10 Mln di euro con una provvisionale di 2 Mln di euro.  Quindici sono i capi di imputazione per Mimmo Lucano. I più rilevanti sono quelli per abuso d’ufficio, truffa, falsità ideologica, turbativa d’asta, concussione, peculato e malversazione a danno dello Stato. Insomma c’è di tutto.

Le indagini, il GIP, e il Tribunale del Riesame

Andando con ordine troviamo che Mimmo Lucano aveva denunciato il Ruga, suo accusatore, per avergli inviato messaggi minatori. Nel 2020, il Tribunale del Riesame affermò che il Ruga avrebbe dovuto essere sentito con le garanzie previste dal codice di rito. Francesco Ruga, oltre a essere inattendibile in quanto era evidente l’atteggiamento di astio nei confronti dell’ex sindaco,  doveva essere iscritto nel registro degli indagati. Il PM invece lo ritenne precedentemente testimone genuino ed attendibile contestando a Mimmo Lucano il reato di concussione.

Il GIP, dott. Domenico Di Croce, ad ottobre del 2018 rigettò la richiesta d’arresto della Procura di Locri, relativa ai quindici capi di imputazione formulati, per la vaghezza e la genericità del capo di imputazione. Il GIP accolse soltanto la richiesta degli arresti domiciliari per il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per alcune irregolarità nell’appalto del servizio di raccolta dei rifiuti nel Comune di Riace.  Tali arresti furono commutati dal Tribunale del Riesame in divieto di dimora presso il Comune di Riace.

L’intervento della Cassazione

Successivamente, la Cassazione annullò anche il divieto di dimora poiché non c’erano indizi di comportamenti fraudolenti di Mimmo Lucano. Inoltre, la stessa Cassazione si pronunciò nel 2019, riprendendo la Procura di Locri in merito ai presunti matrimoni di comodo che furono celebrati. Questa è stata una grave lacuna nelle indagini, perché la Cassazione accertò non solo che non si era mai tenuto nessun matrimonio, ma che l’unico che si doveva celebrare fu vietato dallo stesso Mimmo Lucano.

Reati finanziari?  Calcoli contraddittori di Polizia e Finanza

Riguardo ai reati finanziari finalizzati anche all’arricchimento personale, la Procura di Locri chiese per una seconda volta l’arresto per Mimmo Lucano.  Qui il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria è stato lapidario nei confronti della Procura di Locri, motivando pesantemente il rigetto della richiesta.

Infatti, il Tribunale del Riesame ha  motivato la bocciatura con un quadro indiziario inconsistente e un’assenza di riscontri alle conclusioni formulate dall’ufficio di Procura, fondate su elementi congetturali o presuntivi. Insomma, non c’era nulla tranne che congetture, contestando anche l’erroneità del calcolo effettuato dalla polizia giudiziaria in punto di profitto del reato e un compendio indiziario parzialmente contraddittorio e non univoco. Di fatto, non c’erano “condotte penalmente rilevanti e la stabilità della compagine associativa appare indimostrata”. Nonostante questo, la Procura di Locri è andata avanti con le accuse verso l’ex Sindaco.

Secondo il Tribunale del Riesame, anche i calcoli delle fiamme Gialle erano sbagliati. La Procura di Locri aveva accusato l’ex sindaco di Riace di una truffa con conseguente ingiusto profitto di 10 milioni di euro. Per il Riesame, invece, si trattava di 343mila euro cioè la differenza tra quanto ottenuto e le spese realmente effettuate. Il Procuratore di Locri, dott. Luigi D’Alessio, aveva parlato con la stampa di 2 milioni di euro. Praticamente, tre somme diverse, 343.000 euro per il Riesame, 2 Mln di euro per la Procura, 10 Mln per il Ministero degli Interni.

Capi d’imputazione deboli e ballerini

Fulvio Accurso, il giudice del Tribunale, ha più volte chiesto la produzione in aula delle prove dell’accaparramento e dell’uso personale di tali somme. Mai tali prove sono state prodotte.  In sostanza, Lucano non avrebbe intascato un euro dalla gestione dei migranti. Anzi ha trasformando Riace in un modello di accoglienza, riconosciuto in tutto il mondo e salvando un paesino della Locride dallo spopolamento.

A fronte della debolezza estrema del quadro accusatorio, il PM poco tempo fa, ha cercato di proporre come motivazione di questi presunti reati, quella politica. Ovvero, l’ex Sindaco avrebbe fatto tutto ciò per arrivare a candidarsi in modo vincente alle elezioni regionali in quota De Magistris. Il giudice ha però immediatamente respinto questa tesi. Ha evidenziato al PM che Mimmo Lucano ha rifiutato la candidatura sia per le elezioni europee sia per quella al Parlamento.

Solidarietà a tutti i sindaci del Sud che fanno accoglienza

Chiudiamo dichiarando il nostro sostegno a tutti i Sindaci e le Amministrazioni del Sud che fanno dell’integrazione, dell’accoglienza e dell’aiuto concreto ai poveri la propria bandiera. Il resto è solo protervia ed accanimento verso i più deboli, quasi sempre vittime, come i meridionali, di politiche colonialiste gestite da governi e governanti che vogliono solo sfruttarli.