Divario Nord-SudLo studio della Banca d’Italia sul Divario Nord-Sud

Rilanciamo un commento sul divario Nord-Sud, che condividiamo in toto, pubblicato dal meridionalista Gino Balestrieri su Facebook il 2 agosto 2022.

Il divario Nord-Sud: lo studio della Banca d’Italia

Dopo 12 anni dal primo, la Banca d’Italia pubblica (giugno 2022) il suo secondo rapporto sul divario Nord-Sud. Come allora, anche questo rapporto provoca in me un disagio emotivo che mi allontana sempre più dal dare, personale, fiducia ad un qualsiasi partito, movimento, coalizione nazionale che dichiara, in campagna elettorale, di voler lavorare per riequilibrare questo, ormai, insopportabile stato di cose.

Divario Nord-Sud e condizione coloniale

Dal rapporto, si evince che soltanto nel periodo dal 1960 al 1975, la politica è riuscita ad attenuare, in parte, questo squilibrio e che da allora, la situazione è nettamente peggiorata. Il Sud è, quindi, costretto a vivere dalla (finta) unità dell’Italia quasi come fosse (eliminerei il quasi) una colonia.

Il dettagliato rapporto, oltre che elencare i disagi, tantissimi, cerca anche di ricercare le possibili cause e, non ho letto, neanche tra le righe, che la causa principale fosse da attribuire alla popolazione meridionale, giudicata dai cari fratelli d’Italia, sfaticata, stracciona, ladra, incostante e ignorante, anzi, gli studiosi incaricati del rapporto, si soffermano, infatti, su ragioni prettamente dovute a mancanze governative e cioè, il Sud è una delle più povere regioni europee per mancanza di infrastrutture e di servizi pubblici di competenza statale, per la difficoltà di accedere al credito e con tassi più elevati (ovvio, tutte le banche hanno sede legale al nord), riduzione degli investimenti pubblici, mancata definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni e assenza di adeguati meccanismi di riequilibrio territoriale che provocano, ovviamente, difficoltà agli amministratori degli Enti locali meridionali, scarsa qualità dei servizi erogati dallo Stato per quanto riguarda la scuola (dal 2008 al 2020 la flessione dei fondi statali è stata del 1,4% per le università del Nord e del 13% per quelle del Sud), meno fondi per la sanità, per la giustizia, per i trasporti, per le strade, ferrovie, porti, aeroporti e, addirittura leggo che anche la distribuzione dell’energia elettrica e dell’acqua è inferiore al resto del Paese.

Sud dissanguato attraverso l’emigrazione dei suoi giovani

Dal rapporto si evince che dal 2007 al 2019 1.472.310 giovani (tra cui 312.407 laureati) sono “emigrati” al centro-nord e che in vent’anni il Sud perderà oltre 3 milioni di cittadini di 15-64 anni. Insomma una catastrofe.

La sfiducia nella politica nazionale

Allora, anche se non è una vera soluzione, l’astensione al voto nazionale dei cittadini del Sud, (quello amministrativo è ancora, parzialmente, utile) non deve essere giudicato come semplice disinteresse ma potrebbe essere un segnale forte che indica chiaramente che il Sud è stanco, pronto ad “esplodere” e che non è più disposto a farsi prendere in giro da politici, anche meridionali che continuano a fare, esclusivamente, gli interessi del centro-nord.

Ovviamente è soltanto una mia inconcludente visione, la veritá è che il Sud, nonostante tutto, andrà a votare credendo e sperando ancora che un qualsiasi governo, di sinistra, di destra o tecnico, si ricordi che il Sud è parte del Paese e faccia il possibile per evitare la morte civile a cui sono destinati, a breve, 20 milioni di cittadini.

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