Madonna del Campiglione a CaivanoMadonna del Campiglione a Caivano

Noi vi mostriamo la splendida Madonna del Campiglione che si trova proprio a Caivano. E più avanti troverete in foto la bella Biblioteca Comunale, palazzo storico ben tenuto ed assai bello. Ancora una volta però i media “nazionali” puntano il dito contro un luogo del Sud. Lo fanno diventare come una delle immagini orografiche di Medellin o di quel Sud America da evitare. Quando si tratta di Sud è sempre così, pure in Italia. Si accendono i riflettori fermandosi in un posto e cercando di farne vedere, in uno squallido modus lombrosiano, i suoi abitanti.

La disoccupazione e l’assenza di strutture sociali

Nel 2011 la disoccupazione a Caivano era al 65 %, come in Burundi. Soltanto che in Burundi la gente può paradossalmente vivere per strada e nelle baracche. Qui questo non è consentito e neppure possibile. Oggi siamo al 35% di disoccupazione, con valori doppi per i giovani e per le donne. Stessi scenari per diversi altri Comuni dell’hinterland napoletano, tristemente noti per nomi come “Scampia”, “Salicelle”, “167”, o altri similari. Basterebbe ri-trasferire lavoro dal Nord e portatori dal sud, facile no?

Abbiamo visto in TV che fine ha fatto una struttura pubblica destinata alla collettività di Caivano. Con nessun intervento negli anni da parte di Città Metropolitana, Provincia, Regione, Stato. Nel completo abbandono vi sono troppe cose tranne quelle dove, con il poco che hanno, Comune, Parrocchie e Associazioni (con i propri soldi), riescono a fare. Non vogliamo sapere di chi sono le colpe, qui sono spariti tutti tranne gli abitanti e gli amministratori locali. E sono spariti per decenni, venendo a far campagna elettorale e basta. Le offerte di lavoro per una vita decente sono nel ricco nord o all’estero. Oppure in gran parte legate alla sopravvivenza, dove purtroppo l’unica università che serve è quella della strada. Il resto sono solo chiacchiere di gente che viene qui pontifica e va via.

A Caivano malati di cancro grazie ad discariche e inceneritori

Chi sparla di Caivano e dei suoi cittadini dimentica che oltre al bel regalo della disoccupazione e della povertà diffusa questo bel Comune ha anche un impianto per il trattamento delle ecoballe di Taverna del Re e Pascarola. Sono 700.000 tonnellate in tutto da preparare ed inviare all’inceneritore. Pure questa in omaggio da quei politici, tutti, che hanno solo preso in giro questi abitanti. Si sono avvicendati tra quelli che hanno chiuso gli occhi quando la morte sotto forma di spazzatura veniva interrata in alcuni posti della Campania. Poi sono arrivati quelli delle discariche temporanee. E pure li tempi biblici e nessuna precauzione.

Oggi c’è il piano per smaltire le 700.000 tonnellate (avete letto bene) di rifiuti stoccati in attesa di essere smaltiti . Nel frattempo a pochi passi, ad Acerra, un grande impianto di incenerimento lavora a ciclo continuo per bruciare monnezza. Acerra è assai vicina a Caivano. Quale risarcimento sociale è arrivato? Nessuno. Infatti è con le tasse dei cittadini campani che pure questo scempio sarà fatto sparire. Paghiamo infatti 20 mln euro ogni anno per la multa della UE e 16 mln di euro complessivi per lo smaltimento di questi rifiuti. Nel 2016 abbiamo cominciato pagando una multa di 40 mln. di euro ogni anno alla UE a causa di imbelli, incapaci e corrotti al governo qui da noi. E sono gli stessi degli stessi partiti al governo.

Qui c’è anche un numero di malati molto grande, che continuerà a crescere fino al 2060. E più si è giovani peggio è, ovviamente. Ma pure di questo la politica locale non sembra avere memoria. Adesso il Parco Verde e Caivano diventano il luogo dei diavoli, degli stupratori, degli spacciatori, dei ladri, degli abusivi. Una minoranza che viene presa e fatta diventare manifesto elettorale per nascondere le colpe di un’intera generazione di politici ed amministratori. Ci sarebbe da fare un rogo di questi personaggi, altro che Giordano Bruno.

A Caivano, Afragola, Scampia, Giugliano, Sant’Antimo, Quarto case popolari o ghetti ?

Questa è la domanda da porsi. L’edilizia popolare, grande retaggio sociale di tempi in cui la politica magari “mangiava” qualcosa, è stata lasciata a se stessa, pur essendo una cosa utilissima. Questo è avvenuto perché per i partiti politici nazionali le case popolari sono una cosa indecente. Bisogna evidentemente che la gente abbia un reddito comunque, altrimenti la casa non la puoi avere, nemmeno in affitto. E quando gli stipendi non ci sono oppure sono ridicoli e temporanei cosa succede? Ebbene succede che chi vorrebbe una vita dignitosa prende la scorciatoia per provare a sopravvivere e a vivere. O emigra se può.

Questa è la verità, scomoda, ma più volte raccontata da Commissari di Polizia onestissimi ed impegnati negli anni passati dopo i mega rastrellamenti fatti a Scampia. Serve cura per queste case popolari, denaro da investire in attività sociali che generano modelli antagonisti a quelli di “Gomorra” e diano anche possibilità di provare a lavorare. Magari con una professione o un mestiere imparato come è possibile a chi vive nei quartieri della ricca borghesia di Napoli. Basta ghetti cari politici, ed aprite i cordoni della borsa per la socialità.

Facciata del Municipio di Caivano con la Biblioteca
Il Municipio di Caivano con la Biblioteca

Il punto di vista di Ciro Corona e Gino Giammarino e le stigmate dei politici locali

Qui al sud abbiamo un grave, duplice problema. Il primo è che si fanno eleggere in Parlamento troppi soggetti che poi diventano yes men delle politiche nazionali che penalizzano il sud. La loro paura è quella di uscire dal “giro” e perdere la poltrona. Prima delle elezioni sono tutti “tifosi”, partecipano alle feste popolari, si fanno vedere in giro promettendo di fare come Masaniello per la loro terra. Poi se le cose vanno bene, “hanno da lavorare a Roma”. Il secondo problema, più grave del primo, sono gli amministratori locali, tutti civici tranne quando poi servono fondi e finanziamenti. In quel momento diventano spesso i carovanieri dei voti per i candidati alle Regioni o in Parlamento. E oltre che l’ordinario, troppo spesso, nulla riescono a fare. Vedi i comuni che abbiamo appena descritto.

Riportiamo qui il link del pezzo di Gino Giammarino con la proposta di Ciro Corona, un fattivo attivista sociale che è anche un serio studioso. Diversamente dagli altri queste persone vivono qui, in mezzo ai guai come Don Patriciello. Tutto gli si può dire tranne che non spendando la loro vita per il prossimo, chiunque sia. Se poi hanno una preferenza per quelli poveri ma pieni di vita e con bei sorrisi e spontaneità a noi piacciono molto di più. Ci ricordano Don Milani e qualcun altro.

Vi suggeriamo caldamente di leggere questo articolo : https://napolivera.info/2023/09/17/a-caivano-lesercito-italiano-va-affiancato-da-quello-napoletano/

Ovviamente siamo d’accordo con il loro punto di vista. Ed aspettiamo anche Saviano a braccia aperte. Purché resti e si impegni nel quotidiano con queste realtà. Di Pontefici infatti ne abbiamo già uno e ci basta, un’altro non ci serve.

Alessandro Citarella