Sta facendo molto discutere il post Facebook pubblicato da Mara Carfagna, ministro per il sud e la coesione territoriale pubblicato il 9 aprile 2022 alle 14:41.
Nel post la Carfagna dice:  “Abbiamo sconfitto il finto meridionalismo rivendicativo e disfattista. Abbiamo lavorato per affrontare e risolvere i problemi, anziché usarli per fare propaganda: questa è la cultura di governo di Forza Italia ed è così che stiamo riportando il Sud allo sviluppo.”  Puntualizzo il riferimento alla sua compagine politica di appartenenza che, come ogni rilevante forza politica italiana, non è affatto meridionalista e come le altre ha contribuito, dall’Unità d’Italia ad oggi,  a far considerare il Mezzogiorno colonia interna per le modalità di gestione oggettivamente difformi rispetto ad altre parti del Paese.

Colpa o Dolo dei partiti italiani nel Mezzogiorno

Per inquadrare quello che le forze politiche italiane hanno fatto nel tempo possiamo scomodare i termini di giuridici di *”Colpa Grave o Dolo”*. Infatti nella gestione del territorio meridionale sono state infrante una serie di leggi costituzionali che garantivano la gestione unitaria del Paese. Se le forze politiche che si sono avvicendate nei circa 160 anni dalla formazione del Paese chiamato Italia, hanno sbagliato in “buona fede” allora la responsabilità rientra nella Colpa Grave.  In alternativa, se il danno accumulato in questo lasso temporale è riconducibile ad una scientifica azione tesa a sfruttare il meridione per lo sviluppo di una sola parte della nazione, allora siamo in presenza di un’azione dolosa.
Il fatto certo ed inconfutabile è che la prova del reato commesso è sotto gli occhi di tutti: Un Paese diviso da un divario socioeconomico, inesistente prima del 1861 ed ora esageratamente palese, tanto da produrre l’oramai nota Questione italiana (in chiave europea) chiamata in passato Questione meridionale.

Una analisi delle dichiarazioni del Ministro Carfagna

Concentrandoci sulla prima parte delle dichiarazioni della Carfagna, ovvero “Abbiamo sconfitto il finto meridionalismo rivendicativo e disfattista.”, rileviamo che l’affermazione stimola una serie di domande: 1) se esiste un finto meridionalismo ne esiste anche uno vero. 2) se è vera la prima affermazione bisogna identificare il finto meridionalismo e distinguerlo da quello vero. 3) chi interpreta il finto meridionalismo e chi interpreta quello vero? 4) quali danni possono essere generati da quello finto e quali opportunità invece esistono per il Sud applicando i paletti di quello vero.
Ma può esistere un meridionalismo non rivendicativo? Io penso di no. Di certo può esistere quello non disfattista! La gestione coloniale del territorio del Sud Italia fatta da una matrigna (l’Italia) oramai abituata al metodico sfruttamento del Mezzogiorno e che non poteva riconoscere a Cenerentola una serie di oggettivi diritti senza andare contro i propri interessi, avverte come fastidiosa una legittima richiesta di equità e pari diritti nonostante quello che può dire la Carfagna.  In questo caso direi che siamo in presenza di VERO MERIDIONALISMO. Quando invece si vogliono evitare le analisi su cosa ha portato al divario socioeconomico esistente nelle 2 Italie possiamo allora dire che stiamo in un clima disfattista. La storia che abbiamo studiato a scuola riguardo alle 2 parti del Paese ha contribuito a creare, insieme ad una dissennata gestione del territorio meridionale, due visioni, quella della matrigna e quella di Cenerentola. Questa cosa va cambiata e anche velocemente, perché la matrigna ha notoriamente un sacco di problemi la cui gestione andrebbe affrontata da un valente psicologo-psichiatra.

L’interrogazione Cirielli al Ministro Carfagna ancora senza risposta

Concludo con la richiesta rivolto alla ministra Carfagna di rispondere alla interrogazione parlamentare https://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4-09588&ramo=C&leg=18 CIRIELLI n° 09588 del 18/06/2021, sollecitata il 14/09/2021,  nella quale le si chiedeva  un resoconto sull’applicazione della legge 27 febbraio 2017, n. 18 che introduce all’articolo 7-bis «i principi per il riequilibrio territoriale».  Tra l’altro avrebbe dovuto farlo rispettando il dettato della stessa legge.
Le domande alle quali avrebbe dovuto rispondere ma che ad oggi non ha ancora fatto sono le seguenti: a) se il decreto-legge n. 243 del 2016, come convertito in legge e successivamente modificato, sia effettivamente e pienamente applicato e, in caso affermativo, da quanto tempo; b) i dati annui Istat circa la percentuale della popolazione meridionale utilizzati nel calcolo; c) l’ammontare annuo globalmente erogato alle regioni meridionali segmentato per regione; d) che i contratti di programma tra il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e Anas e quelli tra il medesimo dicastero e Rete ferroviaria italiana spa siano predisposti in conformità all’obiettivo della riduzione del divario territoriale come previsto dall’articolo 7-bis, comma 2-ter, del decreto-legge n. 243 del 2016; e) l’esistenza di arretrati e, nel caso, la loro quantificazione seguendo la ripartizione per ciascuna amministrazione centrale.

Mara Carfagna potrebbe essere un vera meridionalista

La risposta a queste domande farebbe di lei una VERA MERIDIONALISTA.

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