il treno

Rilanciamo l’articolo di Lino Patruno “Caro Albano, il Sud è tutto con te: un insulto il treno di 50 anni fa”, pubblicato sulla sua pagina Facebook il 19 giugno 2020.

Il Sud umiliato

Ma l’Italia si vergogni almeno con Albano. L’artista pugliese è uno dei suoi uomini più conosciuti al mondo e che fa il suo Paese? Continua a farlo viaggiare con lo stesso treno che prese 50 anni fa dalla sua San Pietro Vernotico. E mentre in tutto questo tempo lui è corso veloce diventando una star planetaria, ancòra oggi quando deve andare al Nord deve viaggiare lento come quando cominciò. Col Sud discriminato allora e discriminato oggi. E umiliato due volte, non solo per le sue ferrovie. Ma perché con le sue tasse deve pagare le ferrovie da 350 chilometri all’ora degli altri ma non può averle per sé. Può continuare questo insulto mentre ciò che conta oggi per lo sviluppo è la celerità dei movimenti di persone, merci, dati? Può continuare l’Italia a essere spudoratamente due Italie?

Albano ha scritto al presidente Conte

Albano ha scritto al presidente Conte a nome di tutti i meridionali. Era il 5 maggio 1961 quando partì verso la sua grande avventura. Mezzo secolo dopo è trattato sempre come emigrante. Con la violazione, ha detto, del sacrosanto diritto a essere cittadini pari di una stessa nazione. Lui che la ha tanto illustrata. Ma evidentemente non fino al punto da poter avere un treno come gli altri.

L’Europa con il Sud

Che non sia una pretesa, ne è convinta l’Europa ma non l’Italia. Avendo i massimi rappresentanti della beneaugurata Unione detto che non un euro ci arriverà se non alla condizione che l’Italia cambi. A cominciare dalle diseguaglianze e dalle discriminazioni, quella ai danni del Sud in testa. E alta velocità ferroviaria per prima. Ma che dite? Nel sottosviluppo? Non c’è la . Nel senso che quel treno deve fare un utile.

Il treno è un diritto

Quel treno è invece un diritto essenziale della popolazione come lo è una scuola, un ospedale, un bus urbano, una casa per i senza casa. Diritto costituzionale. E indipendentemente da dove nasci, non puoi essere sfortunato perché nasci nel posto sbagliato. Ed essere cittadino solo se fonte di profitto. Puoi non costruire una scuola e lasciare tutti ignoranti perché non ti dà un utile? Puoi far morire le persone perché costa troppo curarle? Puoi farle andare solo a piedi in città perché il bus non ti dà un profitto? Oppure anche la vita delle persone la valuta un algoritmo? I treni sono la stessa cosa. E la possibilità di muoversi in tempi stretti è la base perché questo eventuale utile ci sia.

Non ci sarebbero passeggeri?

Dice: non mettiamo l’alta velocità perché non ci sarebbero passeggeri. Ma non ci sono passeggeri se non metti l’alta velocità. E l’alta velocità è una condizione per lo sviluppo, non una conseguenza. E’ stato uno studioso come il prof. Ennio Cascetta a dimostrarlo. Egli docente all’università Federico II di Napoli e già dirigente del ministero delle infrastrutture. Le cui conclusioni sono che le città raggiunte negli ultimi decenni dai treni veloci sono cresciute del dieci per cento, le altre solo del tre. Il tutto grazie ai lavori per la costruzione delle linee, alle macchine adoperate, ai sistemi di controllo attivati, ai progetti collaterali conseguenti.

Il treno veloce da la ricchezza

Quindi treno veloce che dà la ricchezza, non la ricchezza che dà il treno veloce. Quanta ne ha perduta finora il Sud a vantaggio di altri, e con i suoi soldi spesi per altri? E quanta ne deve continuare a perdere accentuando il divario solo perché c’è ancòra chi crede che l’alta velocità al Sud sia una utopia? Essendoci purtroppo chi lo crede anche al Sud perché così lo hanno abituato a pensare.

Napoli-Bari: il treno diretto come utopia

Deve essere stata una utopia per oltre 150 anni anche un treno diretto fra Napoli e Bari. Deve essere considerata una utopia una linea adriatica che non abbia il privilegio del Frecciarossa da Lecce a Bologna ma solo da Bologna a Milano. Era una utopia l’autostrada Salerno-Reggio Calabria visto che ci hanno messo oltre 50 anni per costruirla. Deve essere una utopia Matera che abbia le Ferrovie dello Stato come tutti gli altri capoluoghi italiani. Deve essere una utopia avere il doppio binario visto che al Sud è al 24 per cento e al Centro Nord al 60.

E ora?

Ora c’è il grande piano della ministra De Micheli: Italia veloce. Con ogni italiano che deve vivere a meno di un’ora da una stazione dell’alta velocità ferroviaria. Un Paese accessibile a tutti quindi un Paese più giusto. Lo sostiene anche lei, non solo gli utopisti del Sud. Peccato che sia un’alta velocità di rete, come si dice, quindi non Italia tutta Frecciarossa. Meno che mai Sud. Che ne dice, caro Albano, devono passare altri cinquant’anni?

Di Meridem