Giovani senza presente e futuro

La UE tenta da troppi anni di imporre la riduzione di salari e stipendi ai lavoratori. I politici italiani sono tra i pochi ad ubbidire. I Meridionalisti denunciano l’asservimento dei partiti italiani a chi lavora per ridurre il nostro benessere. Noi siamo contro queste logiche tossiche e dannose!

Forte spinta della Commissione UE spinge per ridurre stipendi e salari

La UE, attraverso la Commissione, in 8 anni ha chiesto formalmente agli Stati membri di ridurre stipendi e salari ben 50 volte. Ogni 2 mesi è stata fatta la stessa richiesta a tutti gli Stati dell’Unione. I politici italiani si sono ben guardati, assieme ai media di Stato ed a quelli in mano alla Grande Finanza, dal rendere pubbliche queste richieste.

Le bugie dei governanti italiani sui contratti e sugli stipendi

Il problema vero in Italia è che la verità, detta in sintesi, non la vogliono dire né i Governanti nė i Sindacati. In Italia, dal 2009 al 2019, l’inflazione è aumentata del 2% all’anno. Cioè, almeno del 10% per l’intero periodo, a fronte di un aumento di soli 2 punti per gli stipendi. Un bel furto alla possibilità di spesa e di risparmio. Al Sud è stato molto più consistente purtroppo, e qualche politico nazionale si è anche permesso di proporre le gabbie salariali.

I Governi italiani hanno obbedito, gli altri no.

I governi italiani che si sono succeduti, di centro destra, di salute pubblica, di centro sinistra, e populisti giallo-verdi, mentre limitavano gli aumenti degli stipendi al 2%, hanno permesso al debito pubblico di aumentare — debito che dovremo pagare noi.

Ma altrove cosa hanno fatto? In Germania gli stipendi sono aumentati dell’11%, in Francia del 7%, in Bulgaria dell’87%, In Romania del 34%, in Polonia del 30%, in Lettonia, Lituania ed Estonia del 20%. Dai ricchi ai poveri nessuno ha vessato i dipendenti. Soltanto l’Italia lo ha fatto, con la beffa che molti imprenditori hanno delocalizzato le loro attività, oppure spostato la sede legale altrove.

Problemi e debiti per i paesi che hanno ridotto gli stipendi

Oltre alla perdita del potere d’acquisto dei salari ci sono state dinamiche di “diminuzione degli stipendi” vere e proprie. I paesi che hanno obbedito alla UE sono pochi, e stranamente sono quelli in mano al ricatto dei prestiti concessi in cambio di riforme. Se queste sono le riforme UE, i loro effetti sono solo negativi. I dati sono chiari, ma si preferisce dare spazio in tv a politici che ballano ed al terrore mediatico generalizzato.

Hanno ridotto gli stipendi medi la GB (-1%), l’Ungheria (-1%), l’Italia (-2%), la Spagna (-3%), il Portogallo (-4%), Cipro (-7%), la Croazia (-11%), la Grecia (-23%). I dati forniti dalla ETUC -Associazione dei sindacati europei – sono chiari.

La Confindustria non vuole aumenti di stipendio in Italia

Confindustria, sostenuta da interi partiti “nazionali”, ha chiesto al Governo di non aumentare gli stipendi perché gli industriali andrebbero in difficoltà. Si tratta di una parte non grande dell’elettorato italiano, ma troppo ascoltata da governanti che spesso provengono dalle loro fila, oppure da liberi professionisti che li assistono. Questa non è democrazia. E i risultati si vedono. Povertà, debiti, inquinamento, criminalità diffusa e corruzione dilagante, servizi pubblici in ginocchio. Per tutti, ma non per la Grande Finanza, le lobby dei grandi industriali ed i politici con i loro figli, troppo spesso presenti in massa a prendere lo stipendio pubblico.

La maggioranza resta indietro e subisce dai Governi e dalla UE

I lavoratori a stipendio, i liberi professionisti, specialmente i giovani, le piccole medie imprese (PMI), l’agricoltura, gli allevatori, i giovani impiegati, i pensionati e coloro che dovrebbero andare in pensione resta indietro e subisce l’impoverimento.

Aumenta invece la ricchezza di chi è già veramente ricco, perché queste politiche portano alla diminuzione del benessere di tutti dando modelli sbagliati di vita e di miglioramento sociale. Al Sud è ancora peggio. Se la Commissione UE dice all’Italia che controllerà se davvero i soldi destinati al Sud andranno ai Meridionali, allora dobbiamo preoccuparci di sorvegliare i politici dei partiti nazionali. Perché fino ad oggi hanno fatto di tutto per mantenere le diseguaglianze territoriali in questo Stato. Noi continueremo a denunciare le disuguaglianze e lotteremo per i diritti di tutti, ma prima ancora per quelli nostri, ovvero dei più vessati.

Alessandro Citarella – Segretario politico dei Meridionalisti